Le “Gabbie Dorate” ossia i lacci e i vincoli mentali che ci bloccano e ci limitano nelle relazioni con gli altri per il timore di essere feriti. Le differenti paure creano delle difese oggetto dell’interpretazione, in questa nuovo ciclo di opere, dall’artista Micaela Legnaioli. Come in un viaggio sempre più in profondità, all’interno del sé, l’artista Legnaioli dotata di una grande sensibilità e di un livello artistico molto alto, analizza le nostre paure e le gabbie di difesa, nel loro aspetto visuale con esiti raffinatissimi.
Le Gabbie Dorate non sono altro che effimere difese che danno una parvenza di protezione, ma che ben presto si trasformano in gabbie costrittive che soffocano l’individuo, ne restringono la libertà espressiva e poter amare ed essere amati; esistono delle vie di uscita che possono essere intraprese per liberarsi di questi vincoli. L’artista propone una lettura visiva-soggettiva dopo una approfondita riflessione psicologica su questi temi.
Le sue sculture hanno una duplice lettura: ad una prima lettura si apprezza la gabbia-involucro che imprigiona e che è dipinta con differenti e preziosi colori metallici; in una successiva lettura ad essere oggetto di attenzione è l’involucro interno che è bianco e lucido ad indicarne così la sua indubbia “purezza”. Al centro di questo involucro, come un prezioso gioiello, c’è un oggetto più grezzo e sempre differente in ogni scultura: è il nostro Io che è il più vero e intimo. Esistono delle vie di uscita per le nostre paure, quelle che sono le nostre gabbie possono essere aperte solo da chi sentiamo affine e ci mostra empatia, amore ed affetto. Le sculture della Legnaioli sono create usando il gesso, il colore acrilico, la resina e la vernice per le dorature.
In questa serie c’è un collegamento visivo con la serie delle opere incise e su metallo che riporta le tracce delle esperienze che si sono presentate nella vita di donne e uomini che hanno lasciato un segno nel mondo sui metalli, e si può pensare una sorta di continuazione nella poetica di “Foglie nel vento” ossia della consapevolezza del dato casuale e involontario nello stare fisicamente in un posto piuttosto che in un altro e nell’avere accanto.
Sabrina Consolini